Milano, capitale internazionale della moda, è stata la meta del secondo Art Tour curato da NUMA contemporary, che nei suoi meandri metropolitani nasconde tesori d’arte contemporanea di inestimabile valore. L’Art Tour si è tenuto domenica 13 febbraio, in una giornata assolata che ha condotto il gruppo di partecipanti nel contesto milanese.
Durante il viaggio, da Vicenza a Milano (in un comodo bus privato), la curatrice Petra Cason Olivares ha introdotto la figura e le opere dell’artista Maurizio Cattelan, fulcro d’interesse della visita milanese.
Prima tappa del Tour, infatti, era l’enorme complesso “HangarBicocca”, spazio espositivo originariamente stabilimento industriale, poi oggetto di riconversione in 1500 metri quadri di gallerie espositive, luogo di esposizione della personale “Breath Ghosts Blind” dell’ultranoto artista Maurizio Cattelan, punta di diamante dell’arte italiana odierna nel mondo. Le tre installazioni site-specific, oggetto della mostra, offrono al visitatore “una visione della storia collettiva e personale attraverso una rappresentazione simbolica del ciclo della vita”. Con questo progetto, l’artista mette in discussione un sistema di valori che fa parte della nostra quotidianità costruendo il tutto su una serie di riferimenti simbolici che appartengono all’immaginario collettivo. Tra le opere colpisce l’attenzione un monumento che raffigura un aereo intrappolato, o meglio fuso, nel corpo di un mastodontico parallelepipedo nero svettante all’alto soffitto dell’hangar, chiaro riferimento ad uno degli eventi storici che nel XXI secolo hanno cambiato le sorti del mondo: la caduta delle Torri Gemelle. E’ proprio attraverso la rievocazione di eventi come questo, anche nei loro aspetti disturbanti e traumatizzanti, che l’artista invita lo spettatore a “cambiare punto di vista riconoscendo la complessità e l’ambiguità del reale”. Considerando l’esperienza nel complesso, la visione di “Breath Ghosts Blind” si rivela una buona occasione per entrare in contatto con opere cardine del percorso artistico dell’autore, figura geniale nel contesto contemporaneo dell’arte. In linea con lo stile dell’artista, anche queste tre opere, che danno il titolo all’esposizione, si rivelano provocatorie e incisive, tra realtà e finzione, tra ironia e tragedia, in grado di stimolare profondamente chi vi si trova di fronte.
Adiacente a questo spazio espositivo, sempre all’interno dello spazio HangarBicocca, si trova l’immenso complesso site-specific intitolato “I Sette Palazzi Celesti”. Si tratta di un’opera permanente, realizzata dall’artista tedesco Anselm Kiefer, che trae diretta ispirazione dall’antico trattato ebraico “Sefer Hechalot” ovvero il “Libro dei Palazzi/Santuari”. Nel concreto si tratta di uno spazio nel quale si stagliano verso l'alto torri "pendenti" di altezze variabili, costruite usando media più volte adoperati dall’artista nelle sue opere precedenti (come libri e cunei di piombo). Questi edifici precari solo alla vista, in quanto la base è stata creata con l’aiuto di blocchi di cemento armato, incutono una certa soggezione a chi li osserva: all’ombra di questi “monumenti” è facile sentirsi a disagio, con la sensazione di trovarsi all’interno di un luogo desolato e abbandonato nel tempo. Dal 2015 lo spazio si è arricchito grazie all’installazione di una serie di tele in cui l’artista esprime temi e simbologie già presenti all’interno delle proprie opere - ad esempio le grandi costruzioni architettoniche antiche come veicolo per giungere al divino e il legame tra uomo e natura. Molto interessante “Die Deutsche Heislinie”, metafora di quella che è considerata la linea tedesca di salvezza spirituale, in cui vi è un chiaro riferimento ad una delle opere più famose dell’arte visiva ovvero “Il viandante sul mare di nebbia”, frutto dell’estro artistico e romantico di Caspar David Friedrich. In quest’opera è facile immedesimarsi nel soggetto centrale il quale, sembra sì perso con lo sguardo in questo paesaggio cupo e grigio,ma, al tempo stesso, l’arcobaleno che compare segna in qualche modo la via che l'Uomo deve percorrere per raggiungere la “salvezza spirituale”.
Nel pomeriggio, la seconda meta dell’Art Tour è stata la sede milanese di Fondazione Prada, istituzione culturale nata nel 1993 che nel capoluogo lombardo risiede in un complesso che si sviluppa su una superficie totale di 19.000 m2, di cui 11.000 m2 utilizzati per le attività espositive. Presso la struttura il gruppo ha assaggiato l’arte di Domenico Gnoli, artista romano accompagnato da una retrospettiva sulle sue opere a cinquant'anni dalla sua morte. Questo evento si inserisce in una sequenza di mostre che Fondazione Prada ha dedicato a figure di outsider, difficilmente assimilabili alle principali correnti artistiche della seconda metà del Novecento. Sicuramente interessante l’esplorazione nella pratica di Gnoli, un’arte priva di etichette, legata al proprio contesto del tempo con interessanti risonanze nella ricerca visiva contemporanea. Di grande interesse la sua capacità di rappresentare contesti quotidiani con grande dettaglio e media che escono dalla norma; come ad esempio l’accompagnamento di sabbia alla tempera. La vasta rassegna di opere, all’incirca un centinaio, si suddivide in diversi nuclei monotematici che si possono cogliere come una sorta di percorso evolutivo tra la realizzazione di un’opera e l’ispirazione per produrne altre. Al primo piano del Podium, l’edificio adibito a contenere l’esposizione, prendono posto una serie di opere in cui l’artista pone al centro dei suoi lavori dei semplici contesti quotidiani. Riprendendo citazioni dello stesso Gnoli, l’artista sottolinea come i suoi temi non derivino dall’attualità ma sobriamente usufruisca di “elementi dati e semplici” non volendo aggiungere o sottrarre nulla ma semplicemente isolare e rappresentare. In quest’ottica la sua “poetica” si trasmette in pitture che valorizzano qualsiasi tipo di oggetto o soggetto, inaugurando la “rivincita degli elementi insignificanti e squalificati, il basso e il secondario, l’accessorio e il trascurabile”, come ha osservato il curatore della mostra Germano Celant.
La parte superiore dell’edificio, diversamente, pone l’attenzione su un altro aspetto della vita artistica di Domenico Gnoli, ovverosia il suo lavoro di scenografo, disegnatore di costumi e illustratore. Si tratta di una parte della sua professione che lo porta ad ottenere molto consenso partendo, nel dettaglio, dalla realizzazione di una serie di scenografie per “As You Like It” (commedia di William Shakespeare) esposte al teatro Old Vic di Londra. In questo piano sono molteplici le illustrazioni realizzate per riviste e pubblicazioni le quali gli garantirono introiti economici nel corso della sua permanenza nella Grande Mela. Interessante di questa visita è stata la possibilità di entrare a contatto con un artista italiano relativamente conosciuto e l’assaggio di un’arte di per sé non troppo chiaramente definita e collocabile lungo diversi “periodi artistici”.
L’art tour si dimostra quindi, a seconda del contesto, un’occasione preziosa per tutti gli appassionati d’arte che sono disposti ad allontanarsi dalla propria comfort-zone. Questo per dedicarsi alla scoperta di profili d’arte contemporanea presenti, ma talvolta poco noti, nel territorio italiano. (Edoardo Z., stagista Università Ca' Foscari Venezia presso NUMA a.a. 2021/2022)
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